Le effigi mariane sin dal Medioevo sono sempre più coinvolte all’interno della vita di una comunità rendendosi protagoniste di veri e propri fenomeni cultuali. Un significativo esempio di come la storia sociale si intersechi con quella religiosa di una collettività risiede nel culto della Madonna di Provenzano custodita oggi nella chiesa senese intitolata a suo nome. Le vicende miracolose di una piccola terracotta raffigurante la Vergine risalgono a partire dal XVI secolo; la leggenda racconta che la scultura, raffigurante una Pietà, fosse stata mutilata del corpo del Cristo e delle braccia della Vergine a causa dello sparo da parte di un soldato spagnolo che rimase vittima dello scoppio stesso. A partire da questo momento il piccolo busto inizia a compiere miracoli e segue un iter consolidato di quel processo che coinvolge la diffusione del culto: l’evento miracoloso da cui ne seguono altri, la diffusione delle pratiche devozionali, la necessità della creazione di copie che si diffondono non solo nel territorio di origine e infine la creazione di uno spazio sacro dedicato ad esso. In questo particolare caso inoltre l’effige miracolosa assume un ruolo fondamentale per la città di Siena visto che uno dei momenti più importanti di aggregazione collettiva ovvero il Palio che si tiene il 2 luglio è celebrato in suo onore. I busti conservati presso la Fondazione sono esposti in occasione proprio del Palio e costituiscono attestazioni fondamentali che testimoniano la diffusione e l’importanza del culto della Madonna di Provenzano a Siena.
Il primo busto, realizzato alla fine del XVIII, sorprende per la resa vivida dei tratti fisionomici grazie anche all’utilizzo della cera; sulla testa è posta la corona ornata da fogliame e terminante con una croce. Il busto, realizzato in cartapesta, presenta un motivo decorativo diffuso soprattutto nei modelli in terracotta. Al collo della Vergine è posta una collana con la medaglia della Madonna delle Grazie coniata in seguito alla richiesta proprio della Vergine apparsa nel 1830 a suor Caterina Labouré, una novizia del convento di San Vincenzo dei Paoli a Parigi. La leggenda racconta che la medaglia a partire dal 1832, anno in cui fu realizzata, iniziò a compiere numerosi miracoli al punto di prendere l’accezione di “miracolosa”, accezione che si è tramandata sino ad oggi.
La Madonna di Provenzano inserita nell’edicola riccamente decorata, è stata realizzata nel XIX secolo in cartapesta con il busto ricoperto da una stoffa bianca ricamata. L’edicola, volta ad aumentare l’impatto visivo, presenta ai lati intagli dorati a motivi floreali e anfore; la parte superiore, al di sopra dell’iscrizione dorata ADVOCATA NOSTRA, presenta una decorazione che accompagna il tondo centrale dove sono intagliate le lettere M[aria] R[egina]. In questo caso numerose sono le attestazioni devozionali tra cui cuori, medaglie e anelli, alcune al collo della Vergine, altre appese all’interno dell’edicola. Vale la pena citare alcune di esse come quella battesimale dedicata a Maria Patrona di Bavaria (della fine del XVIII secolo), la medaglia con ritratto papa Gregorio XVI e san Romualdo datata 1832 e realizzata dal medagliere romano Niccolò Cerbara e la medaglia dedicata a papa Alessandro VIII del 1689, anno in cui sale al soglio pontificio.
La Fondazione in questa occasione espone anche un ulteriore busto ma di dimensioni più piccole realizzato in gesso ma che presenta un’attestazione di un modello diffuso a Siena a partire dalla fine del XVI secolo come quello conservato nel Museo della Chiocciola e nel Palazzo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena. L’esigenza del culto privato nel confronti della Madonna di Provenzano ha reso necessario, anche al fine di soddisfare le numerose richieste, della creazione di uno stampo dal quale veniva realizzata la scultura. L’operosità delle botteghe nella produzione di calchi o modelli sono la testimonianza della straordinaria divulgazione riferita alla devozione nei confronti della Madonna, una devozione che ben si inserisce nel novero di un iter consolidato legato ai fenomeni cultuali mariani.
A corollario dell’esposizione la crespina in maiolica policroma del XVII secolo raffigurante al centro la Madonna di Provenzano circondata da una ricca decorazione raffaellesca. L’opera è stata esposta alla Mostra dell’Antica Arte Senese del 1904.