La scultura sembra possa identificarsi con Santa Caterina d’Alessandria a cui potrebbero alludere gli attributi iconografici della corona regale posta sulla testa, il libro e forse, nel fianco destro, l’appoggio per la ruota, simbolo del martirio. La figura è ancora permeata da elementi connotativi del gusto tardogotico, accentuato dall’hanchement del fianco destro, dalla permanenza della doratura della capigliatura bionda e dalla foggia dell’abito. La scultura si trovava sopra la cancellata che introduce alla chiesa di San Raimondo al Refugio e presentava un aspetto “neoclassico” dovuto ad un intervento di rinnovamento e riuso che aveva apportato l’aggiunta di una policromia bianca e dorata, delle tavole della legge, di un velo di stoffa ingessata e di un braccio destro alzato a tenere un calice. Tale intervento potrebbe assere stato fatto in occasione dei restauri della chiesa avvenuti dopo il disastroso terremoto del 1798 che aveva causato il crollo della volta. Astraendo queste aggiunte, si sono notate forti similitudini con la tipica iconografia della Vergine Annunciata stabilita da Jacopo della Quercia per gli esemplari della Collegiata di San Gimignano e del Santuccio di Siena (A. Bagnoli). Un’analisi più approfondita degli attributi iconografici (la corona, il libro e i resti di quella che potrebbe essere la ruota del martirio) ha portato all’ipotesi che il soggetto sia in realtà una Santa Caterina d’Alessandria (A.M. Guiducci), da datarsi intorno al 1414-1419, epoca dei lavori per la Fonte Gaia (L. Bellosi).