Il dipinto, commissionato al pittore Alessandro Casolani, raffigura la Natività di Gesù, alla morte di quest’ultimo (1607) il dipinto non era ancora stato completato e spettò a Francesco Vanni il compito di ultimarlo. Quindi il dipinto dovette essere terminato tra il 1607 e il 1610, dal momento che il Vanni sopravvisse di soli tre anni al Casolani. Stilisticamente la tela corrisponde perfettamente alle caratteristiche della tarda attività dei due maestri, memori delle innovazioni artistiche che andavano diffondendosi nella Roma a cavallo dei due secoli. Entro una capanna che sembra rielaborare le rovine antiche dell’Urbe, la scena presenta al centro la Madonna che tiene in braccio il Bambino. Casolani in questo dipinto, come negli altri del suo periodo maturo, ha perso la vivacità cromatica e di umore, presenti nella più giovanile “Natività” dei Servi, e si avvicina a Francesco Vanni, che, non a caso, eredita i lavori della tela. Da sottolineare sono i cangiantismi della veste di Maria e degli altri personaggi perché rappresentano una delle cifre più diffuse e caratterizzanti della pittura di fine Cinquecento senese. Magistralmente scorciato è infine il corteo festoso di angeli che scende dal cielo attirando l’attenzione dei pastori. Ettore Romagnoli riferisce alcune notizie documentarie sul dipinto, relative al pagamento a Francesco Vanni a cui vengono promesse novanta lire, subentrato nei lavori ad Alessandro Casolani, dopo la morte di quest’ultimo. Un’intervento di restauro nel 2014 ha permesso di riportare alla luce in basso a destra della tela un pentimento significativo legato alla raffigurazione di san Giuseppe. Infatti è emerso un disegno dei piedi della figura pensati in una posizione differente rispetto alla realizzazione finale.